A rotta di collo
Cottarelli sarà tagliato la spesa resta

Anche se la riforma costituzionale presentata dal governo fosse la migliore del mondo avremmo preferito un tempo di discussione, più ampio. Anche per favorire un coinvolgimento maggiore dei cittadini italiani alla questione, di quanto sia stato possibile con la corsa a rotta di collo intrapresa dal governo. Questo non solo perché poi il collo si rischia di romperselo per davvero, come è accaduto già con l’emendamento Candiani passato a Palazzo Madama a scrutinio segreto, ma anche per il timore di restringe ulteriormente la partecipazione popolare alle questioni della vita politica. La soppressione di un Senato elettivo e la fine del bicameralismo perfetto, comportano pur sempre un calo di partecipazione democratica e se il problema fosse di costi, preferiremmo allora abolire le Province o addirittura le Regioni, che hanno fornito prove desolanti in tutti questi anni. Invece, ci troveremo governatori di Regioni senatori e quale compatibilità sarà possibile fra le principali istituzioni della Repubblica sarà tutta da scoprire. Il senatore Candiani ha detto nel giorno del suo trionfo, che la riforma costituzionale non è un decreto legge. Ha ragione, tanto che il nuovo presidente della Consulta, Tesauro, si è subito espresso nello stesso senso, ritenendo necessario una riflessione più profonda sulla Riforma. Si sono anche sollevate tutta una serie di questioni, da parte dell’opinione pubblica su quanto si sta facendo, che il governo non ha minimamente preso in considerazione. Tutte le dichiarazioni che provengono da Palazzo Chigi sono in un perfetto stile da caserma: “andremo avanti comunque”, “siete senza coraggio”, un armamentario dialettico ben poco edificante, costituzionalmente parlando. E pure, anche se il governo pare sordo e cieco, a questo punto è meglio che ottenga quello che vuole e anche alla svelta, se non altro per poter affrontare problemi che ci sembrano quelli si, davvero urgenti e gravi. La grande determinazione dimostrata dal governo sul fronte della riforma del Senato, si accompagna ad un’assoluta indolenza nei confronti delle vicende economiche del Paese, che sono gravissime. Da ultimo la denuncia del commissario alla spending review, Cottarelli, accelera il sentimento di sconforto. La spesa non si taglia là dove servirebbe tagliarla davvero e peggio, quei pochi tagli previsti, servirebbero ad alimentare nuove spese. Vedrete che taglieranno Cottarelli, la spesa resta. Un paese vessato dalla tassazione, in ginocchio sul fronte della crescita, con una disoccupazione da capogiro, avrebbe bisogno di interventi determinati. Per ora sono tutti lì, intenti nella diatriba di chiudere o non chiudere il Senato. Non vorremmo che si fossero dissipate, con il tempo, le energie residue di cui si dispone, in una questione secondaria rispetto alle sofferenze sempre più gravi a cui è sottoposto il Paese. Sono pochi i mesi dell’azione del governo Renzi, e pure le grandi speranze, le formidabili promesse, non sembrano reggere la prova di un declino costante ed inesorabile iniziato con gli esecutivi precedenti. Per ora soltanto il declino del Paese, procede davvero a rotta di collo.

Roma, 1 agosto 2014